Fiera della Galilea: da sempre aspettata e desiderata a Soverato, quest’anno ha registrato tantissime presenze e molti ambulanti, sentiti per un breve sondaggio, si sono detti soddisfatti anche grazie al bel tempo e forse alla poca voglia di spostarsi dei cittadini, anche se non sono mancate le lamentele di alcuni residenti sulla sporcizia lasciata dopo la fiera. Molta gente dei dintorni si è riversata su Soverato chi per fare acquisti, chi semplicemente per gustare il panino con salsiccia, porchetta e i classici “pipi e patati”. Ma il momento più suggestivo di tutti è stato la celebrazione del martedì di Galilea.
Tradizione secolare, consiste nella processione dei Santi (Gesù, la Madonna e San Giovanni) da Soverato Superiore a Soverato Marina, accompagnata dal parroco don Giorgio Pascolo e coloro che sono i protagonisti dal giorno dell’ultima cena, gli apostoli, interpretati da fedeli del borgo alcuni dei quali vengono apposta dal Nord, dove risiedono per motivi di lavoro, pur di esserci e portare avanti questa tradizione tramandata da generazioni. “La Galilea è la festa di Soverato, non c’è un paese che festeggia una cosa uguale solo noi ce l’abbiamo” afferma uno di loro, mentre si affretta poter andare incontro ai Santi.
La processione è iniziata puntualmente alle 10 accompagnata dalla Banda Musicale U. Pacicca diretta dal Maestro Luigi Tedesco, per poi sostare all’ospedale dove i fedeli sono statiricevuti da don Gino Martucci e don Enzo Iezzi che hanno rivolto il loro pensiero a chi soffre e combatte ogni giorno la battaglia per la vita. Finita la sosta all’ospedale, la processione si è diretta verso la Chiesa del Rosario per ricevere la benedizione dai tre sacerdoti. Momento toccante, anzi emozionante, è stato quando don Gino rivolgendo lo sguardo verso la Madonna e contemplando l’abito nuovo, ha voluto ricordare un abito riposto in un armadio e visto molto poco, il sorriso innocente di un bimbo e l’abbraccio di una madre mai dato ma tanto atteso e sperato.
Ha voluto ricordare mamma Catia Viscomi, l’oncologa soveratese entrata in coma dopo il parto cesareo di suo figlio e ancora in stato di coma dopo quasi due anni, affinché nessuno si dimentichi di lei. Nel ricordare le parole di San Domenico Savio e Don Bosco: ”Proviamo a fare della nostra vita l’abito per il Signore” il direttore dell’istituto salesiano ha ricordato le sofferenze di Catia e di tutti coloro che stanno combattendo al suo fianco. A tal proposito ha rivolto anche un appello verso chi ci governa, chi sta in alto e prende decisioni, affinché l’ospedale non sia depotenziato ma perché molta gente ne soffrirebbe. Don Gino ha terminato il suo intervento con la benedizione verso il popolo. La festa si è conclusa ieri sera, con una lunga processione partita dalla Chiesa del Rosario per dirigersi verso la Chiesa Matrice di Soverato Marina per ricevere la benedizione e quindi risalire a Soverato Superiore (il “ritorno” dei santi).
Victoria Asturi (testo e foto)