Soveratese, nel 2016 in aumento randagi e cuccioli abbandonati. I racconti di chi prova a salvarli.

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Cuccioli lasciati in uno scatolo a Satriano (Cz)
Mamma e cuccioli
Mamma e cuccioli

“Ogni anno si spera che la situazione randagi e randagismo migliori anche in minima parte ma nonostante gli immensi sforzi per cercare di arginare questa ormai immensa piaga sociale anche questo 2016 si prospetta tragico”. Con queste parole Serena Voci, presidente della Lega nazionale per la difesa del Cane, sezione di Soverato (Cz), apre le porte della sua trincea quotidiana fatta di recuperi, chiamate di emergenza, corse a qualsiasi ora per il ritrovamento di un cane investito o una cucciolata abbandonata in condizioni impietose, soprattutto ultimamente nel territorio di Satriano, ma un po’ nell’intero circondario soveratese. E nonostante la missione anche informativa che Serena Voci svolge sul territorio, raccomandando le buone pratiche anti-randagismo ai Comuni (e non è un caso quelli convenzionati con il rifugio gestito da Voci, L’oasi del cane, hanno minori problemi di randagismo), i casi di continuo abbandono e maltrattamenti restano tanti. Troppi.

RANDAGI: CHE FARE? “Solo per raccontarne qualcuno in canile abbiamo John, investito il 27 dicembre 2015 e lasciato per ore sul freddo asfalto con entrambi gli arti destri fratturati. Per fortuna a distanza di mesi e dopo un lungo intervento chirurgico John sta riacquistando un’andatura normale, facendo progressi e sanando completamente i calli ossei di entrambi gli arti. Ma non mancano casi di maltrattamento come ad esempio Olivia, recuperata pochi giorni fa molto magra tanto da far vedere le costole; anche lei a distanza di poche settimane ha preso peso e sta meglio”, racconta Serena. Passando poi a una delle maggiori crudeltà che si stanno verificando in queste settimane: innumerevoli cuccioli abbandonati. “Gli ultimi recuperi vedono su Satriano quattro cuccioli di appena dieci giorni con ancora gli occhi chiusi, strappati alla mamma e lasciati in un cartone. A distanza di solo una settimana Blanca e i suoi due cuccioli di pochi giorni che giacevano in un riparo di fortuna creato da gente del posto, sempre in località Laganosa a Satriano. Ancora cuccioli: otto recuperati da Centrache, dove erano accuditi da una ragazza della quale abbiamo accolto il grido di aiuto poiché non riusciva più a gestirli”, è l’elenco infinito di Serena.

RANDAGI E CUCCIOLI. “Oggi altri quattro cuccioli di circa 20 giorni in mezzo ai rovi senza nessun riparo e della loro mamma non si hanno tracce. E arrivano ancora segnalazioni e richieste di aiuto da tanta gente: quattro cuccioli più altri cinque già trovati nei dintorni di Davoli marina. Il telefono squilla in continuazione e cerchiamo di far fronte a tutte le richieste di aiuto anche se siamo davvero al collasso dell’ospitalità. I cuccioli poi sono quelli che richiedono più lavoro perché vanno ospitati in box singoli dedicati, dove poter fare tutta la profilassi sanitaria prima di poterli proporre in adozione”, spiega Serena. Sverminazione, vaccini antiparassitari e microchip sono le procedure standard previste in questi casi. Il lavoro dei volontari non si ferma solo al recupero e alla gestione dei cani dentro il rifugio, perché le procedure di affido richiedono molto tempo e impegno, perché passa diverso tempo dalla prima chiamata dell’aspirante adottante all’effettiva consegna del cucciolo, con una trafila di controlli pre-affido da parte di collaboratori/volontari anche del Nord Italia, organizzazione del viaggio ecc. “E’ davvero dura. Ci sono immensi sacrifici che solo chi ha davvero a cuore la sorte di queste anime può fare, dedicando loro la maggior parte del proprio tempo, trascurando anche la famiglia, vivendo in simbiosi con il telefono cellulare”, continua Serena.

RANDAGI: LE SOLUZIONI. Potrebbe essere tutto semplificato, con minor spesa per i Comuni in convenzione e quindi per i cittadini, se finalmente si decidesse di far partire il famigerato progetto del canile sanitario costruito ormai nel 2012 e adiacente al rifugio Oasi del cane purtroppo ancora mai utilizzato. “Il passaggio dei cani dal canile sanitario eviterebbe anche costi notevoli che gravano sulle nostre spalle, come tutte le profilassi delle nuove entrate tra cui cuccioli o cani mal ridotti. Dopo l’osservanza sanitaria – che dura a seconda delle condizioni del cane recuperato – l’animale sarebbe poi introdotto nel rifugio. Rifugio che, ricordo, deve solo ed esclusivamente essere un passaggio, uno stallo temporaneo di accoglienza dalla strada all’adozione, giusto il tempo di preparare il cane per proporlo a nuove famiglie che sceglieranno consapevolmente di accompagnarsi per tutta la vita con un compagno a 4 zampe”, conclude Serena. Con un appello: “Chiediamo a tutti coloro che vogliano sostenerci nella nostra missione di venirci a trovare per rendersi conto con i propri occhi del lavoro che facciamo solo ed esclusivamente spinti da etica e passione, oppure chi volesse informazioni su come comportarsi con un qualsiasi randagio che si incontra per strada di contattarmi personalmente sul mio profilo facebook. Vorremmo avere sempre posto per tutti ma sappiamo che non possiamo salvarli tutti nonostante il nostro costante impegno. Aiutateci ad aiutarli!”.

 

Teresa Pittelli (ha collaborato Isabelle Nieto)

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