Dramma e passione, toni disperati ed esagerati in salotto borghese dove si consuma la “commedia” pirandelliana delle apparenze, nella nuova produzione firmata dal direttore del Teatro del Grillo, Claudio Rombolà, che questa volta ha messo alla prova la compagnia del Grillo con una delle piece meno rappresentate di Pirandello, Tutto per bene. In quegli interni “perbene” Martino Lori, il protagonista che incarna la maschera del drammaturgo siciliano, interpretato da uno straordinario Rombolà, vedovo inconsolabile da sedici anni, riceve un umiliante benservito da tutta la famiglia e il suo entourage di affetti – o almeno di quelli che lui credeva tali – nel momento in cui la figlia Palma si sposa (la brava Valentina Maida).
E questo perché a Lori sono state fatte inscenare per una vita, a sua insaputa, tutte le parti: marito devoto, amico fraterno, padre amorevole, solo per capire nella scena clou del secondo atto di essere stato ingannato e tradito. Da tutti. E soprattutto di essere stato giudicato vile e indegno nella convinzione comune che fosse al corrente del tradimento subito, e lo avesse accettato e taciuto per venti anni, per mera convenienza sociale e di carriera, essendo il “senatore Manfroni” (un ottimo Franco Severino) – suo mentore tanto amato e stimato che da ministro ne ha fatto il suo capo di gabinetto – il personaggio-chiave del doppio tradimento, sia degli affetti familiari che della stima professionale sulla quale Manfroni ha costruito la propria sfolgorante carriera (lasciamo agli spettatori il gusto di scoprire di cosa si tratti senza anticipare qui nulla).
“La cosa che più mi ha affascinato di questo testo è proprio quello che potrebbe farlo sembrare ormai datato (la piece è stata rappresentata per la prima volta a Roma nel 1920, ndr), e cioé la messa in scena di quei valori come fedeltà, purezza, amicizia e onestà, perseguendo i quali si passa ormai per fessi ed imbecilli, in un mondo di furbi e fighetti che vanno avanti ghignando. Magari si riproponessero questi valori, sono proprio i genuini che dovrebbero essere rivalutati!”, è il commento a margine del regista, Claudio Rombolà, dopo che gli applausi e i “bravo” urlati dal pubblico dell’anteprima di ieri sera ha sciolto la tensione della scena nei sorrisi emozionati di tutto il cast. E a chi aguzza sguardo e ingegno, non sfuggirà il lavoro che Rombolà ha compiuto coraggiosamente sul testo, personalizzando e rendendo indelebili scene e momenti di una scrittura drammatica non delle più semplici e immediate di Pirandello, alla quale riesce così a tirar fuori significati nuovi, muovendosi con convinzione nelle scene cupe e realistiche allestite dal maestro Giovanni Sorrenti con Isaia Tripodi.
Basta pensare all’ironico saluto-inchino finale ai “personaggi-traditori”, o all’immobilità davanti al quadro futurista nello studio di Manfroni, che allude al fascismo incipiente anche grazie alla musica scitta da Michele Amadori. Uno spettacolo da non perdere, che chiude una stagione all’insegna dell’offerta culturale più alta e raffinata, dalle avanguardie ai premi Ubu al Pirandello meno scontato, offerta della quale il pubblico ha mostrato di essere all’altezza. Prima dello spettacolo stasera 30 aprile alle 20.45, e poi repliche 1–6–7 maggio alle 20.45 e domenica 8 maggio alle 17.30. Info wwww.teatrodelgrillo.it
Teresa Pittelli