Un’altra tegola finanziaria sul Comune di Soverato: un debito di oltre 416 mila euro più interessi si aggiunge al monte debitorio dell’ente, già consistente e oggetto di un piano di rientro ancora al vaglio delle autorità contabili. Il nuovo mega-debito, che a causa della mancata impugnazione nei termini della sentenza di condanna appare certo e non più impugnabile, è dovuto alla condanna al risarcimento dei danni provocati dalle forti piogge del novembre 2004, risarcimento chiesto da Arnaldo e Salvatore Raspa, rispettivamente proprietario dell’immobile danneggiato tra via Chiarello e via S. Maria e titolare della nota ditta di elettrodomestici. Secondo i richiedenti, difesi dagli avvocati Matteo e Vincenzo Caridi, le piogge del 12 novembre 2004 avevano inondato di fango i locali di loro proprietà, procurando ingenti danni sia all’immobile che agli elettrodomestici e alle apparecchiature elettroniche.
La zona interessata dalle piogge, nei pressi del Corso Umberto (via S. Maria, il ponticello Rfi attraversato da un percorso pedonale e dal canale Caramante che proprio sotto il ponte ha il suo imbocco interrato per la raccolta delle acque piovane), secondo la tesi degli attori si sarebbe allagata per le carenze manutentive del fosso Caramante, “storicamente inadeguato a sopportare portare d’acqua ordinarie”. Una tesi accolta dalla sentenza firmata dal giudice Aleardo Zangari Del Prato, che ascrive lo straripamento del Caramante e l’inondazione dei locali dei Raspa “all’omessa manutenzione del fosso in oggetto, almeno dal 1967, e dall’inadeguatezza a smaltire la portata d’acqua che vi confluisce anche in via ordinaria”. Il tribunale esclude quindi che i danni siano stati dovuti a caso fortuito, cioè all’evento atmosferico eccezionale, ricollegando invece l’esondazione “all’inadeguatezza del sistema di raccolta delle acque piovane da parte del Comune”.
Con sentenza del 23 dicembre 2014 il tribunale civile di Catanzaro da ragione ai Raspa, accogliendo il nesso di causalità tra i danni e la responsabilità del Comune, e riconoscendo loro tanto il danno emergente che il lucro cessante, arrivando alla cifra di 416.183,30 euro più interessi; il 12 maggio dell’anno seguente venne apposta dalla cancelleria del Tribunale la formula esecutiva perché il Comune, allora sotto gestione commissariale, non ha provveduto a proporre appello nei termini; il 15 maggio 2015 veniva quindi notificata al debitore, mentre ai primi di novembre arriva in Comune il primo atto di precetto. Ieri sera, infine, il secondo atto di precetto è stato notificato via pec al Comune, che dovrà quindi ora provvedere agli adempimenti contabili in materia, dal momento che il debito sarebbe ormai certo e non più impugnabile. La sentenza può rappresentare un precedente importante per questo tipo di contenziosi. Le piogge danneggiarono all’epoca molti esercizi commerciali (come del resto è successo anche in seguito), ma soltanto la Raspa s.r.l. ha agito in giudizio ottenendo il ristoro dei danni.
Teresa Pittelli
Non è la prima volta che il comune è condannato a pagare danni provocati dal Fosso Caramante.
on decenni che grido al vento che la sistemazione definitiva dei torrenti-fogna che attraversano Soverato (tra cui il Caramante) è una emergenza primaria.
Per lo sviluppo turistico, per una emergenza sanitaria e di pubblica decenza ed infine per non continuare a pagare danni per inondazioni da merda.
Purtroppo le mie sono proteste inutili e si continua a buttare milioni per inondare il lungomare di cemento e asfalto. Vedi la supercazzola del Waterfront (3,5 milioni buttati al vento)