Genitori, medici e sindaci in piazza per salvare la pediatria e l’asilo nido

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Genitori, sindaci, medici e infermieri pediatrici dell’ospedale e di base. Associazioni, semplici cittadini. Tutti insieme per difendere il reparto di pediatria di Soverato, storica eccellenza del territorio, dal rischio di smantellamento comportato dalle delibere regionali e dalle decisioni aziendali che negli ultimi due anni hanno trasferito il Centro fibrosi cistica, stoppato le degenze e ora persino il servizio notturno (ovvero proprio quello di cui hanno più bisogno i cittadini). E tutti insieme anche per dire no alla chiusura dell’asilo nido comunale “La Coccinella”, istituzione altrettanto ricca di storia e fiore all’occhiello della pedagogia infantile del soveratese fin dai primi anni ’70. Sono arrivati in tanti, ieri sera, sul Corso di Soverato, per una protesta allegra e colorata dai palloncini e dagli striscioni portati dalle mamme del coordinamento “La Coccinella” e dai tanti bimbi che scorrazzavano felici come a una festa. Senza sapere che si sta decidendo il loro futuro, e si sta decidendo di togliere dei servizi e dei diritti conquistati a fatica tanti anni fa, senza peraltro mai consultare chi potrebbe rappresentarli e i cittadini direttamente colpiti dai tagli. “Il depauperamento del reparto di pediatria è quasi sempre propedeutico alla cancellazione dell’intero presidio ospedaliero, non permettiamolo e chiediamo a tutti i sindaci del comprensorio di farsi promotori verso le istituzioni regionali, e il governatore Giuseppe Scopelliti in particolare, della richiesta di revoca delle delibere in questione”, ha spiegato dal palco Sabina Ventrice, pediatra di famiglia di Soverato, leggendo la petizione inviata da tutti i pediatri di base e dall’intero personale del reparto ospedaliero ai sindaci del basso jonio e delle pre-serre. “Tutti i rappresentanti istituzionali citati saranno meritevoli di aver ridato serenità a una popolazione vastissima, e in particolare alla fascia d’età più debole e indifesa”, ha proseguito Ventrice. E’ stata quindi la volta di Michele Drosi, sindaco di Satriano, presente insieme a una pattuglia di primi cittadini composta da Antonio Corasaniti (Davoli), Alessandro Doria (S. Vito), Leo Procopio (Montauro), Pino Pitaro (Torre di Ruggero) e Gerardo Frustaci (S, Andrea). “Basta con questi tentativi di spoliazione, diciamo forte e chiaro che dopo la chiusura dell’ospedale di Chiaravalle non possiamo tollerare nuove sottrazioni al nostro diritto all’assistenza sanitaria e soprattutto a quello dei nostri figli”, ha chiarito Drosi. Sulla stessa linea anche Pitaro e Procopio, che nei loro interventi hanno messo in luce l’iniquità di simili scelte e la possibilità di percorrere strade alternative per contenere gli sprechi ma non tagliare direttamente i servizi alle persone.

Infine Katia Paparo ha letto un documento del coordinamento genitori che punta il dito contro le occasioni perse e che si rischia di continuare a perdere da parte del Comune per ottenere finanziamenti nel sociale, e in particolare i finanziamenti ad hoc ai Comuni per mantenere i nidi comunali (nonostante l’esistenza di questi finanziamenti una delibera del commissario prefettizio Virginia Rizzo ha per ora deliberato la chiusura della struttura).. “I bambini saranno gli uomini e le donne di domani – ha concluso Paparo leggendo un testo scritto da Rachele Benincasa – e più si investe su di loro più il futuro sarà migliore”. In proposito, Antonello Gagliardi nel suo intervento ha sottolineato “le responsabilità dei dirigenti e non solo della politica”. Presenti le associazioni, in particolare “Rivivi Soverato” presieduta da Peppe Chiaravalloti che ha supportato in tutto gli organizzatori, dalla logistica alla comunicazione (Paolo Sia si è prestato alla presentazione e al coordinamento degli interventi dal palco). Un primo segnale di rivolta dal basso in una città che da troppo sembrava aver perso in gran parte il suo senso di coesione e solidarietà e di reazione ai soprusi. Una città che vuole riprendersi il suo spazio e ricominciare a sognare, investendo sul proprio futuro.