Piano parcheggi innovativo per Caminia di Stalettì: per decongestionare il traffico il Comune guidato da Concetta Stanizzi ha pensato a un trenino turistico che dalla vecchia strada 106, dove si trova la discoteca “Rebus”, porterà turisti e residenti nelle spiagge sottostanti, rinomate in tutta la Calabria e non solo per le acque cristalline e il panorama mozzafiato. Il trenino, inaugurato ieri pomeriggio alla presenza dell’amministrazione comunale e delle autorità civili e militari, è attivo da oggi. E assolverà al doppio compito di creare un un’attrattiva piacevole per i turisti, grandi e bambini, e al tempo stesso rendere più vivibile l’area, che nel periodo estivo è presa d’assalto dai bagnanti in cerca di sosta (in foto gli orari da Stalettì-Copanello-Caminia).
Due zone-parcheggio, dunque. Una sulla ex 106 e un altro nell’area del lungomare, che è stata resa più fruibile con chioschi smontabili e bagni pubblici. Operativo anche un sistema che avvertirà quando il parcheggio “a mare” è al completo, invitando dunque i visitatori a lasciare la macchina nel parcheggio “ex 106” e proseguire con il trenino. Il nuovo assetto, frutto di un progetto fortemente voluto dal sindaco, secondo le intenzioni dell’amministrazione permetterà all’area non di essere più vivibile e tranquilla sia di giorno che di notte. Ma anche più sicura: l’estrema congestione del traffico che regnava finora, infatti, rendeva difficile anche l’arrivo di mezzi di soccorso in caso eventuale di emergenza. Un altro bagno sarà sistemato nella pineta marittima di “Panaja”, oggetto di un recente lavoro di pulitura generale.
Lavoro che con una nota dello scorso 7 luglio è stato definito “meritevole” dalla soprintendenza archeologica, anche ai fini “della conservazione e valorizzazione dei resti dell’abside di una chiesetta medievale”. Un riconoscimento della soprintendenza che sembra quindi fare da contraltare agli esposti alla Procura piovuti sul Comune da parte di alcuni consiglieri di minoranza, che avevano contestato la regolarità di questi lavori. La soprintendenza reggina sottolinea invece il suo apprezzamento. Anche per la sistemazione della località mediante “la riqualificazione della fontanella pubblica che, un tempo rinomata e non solo a livello locale, versava in pessime condizioni creando impantanamenti e situazioni igieniche precarie, associate all’incuria generale e allo scarso senso civico di chi usava impropriamente questo territorio come discarica e luogo per consumo di droghe, come provano decine di siringhe raccolte nel corso dei lavori di bonifica e potatura della zona alberata”. Ancora, la risistemazione dell’area per essere adibita anche a zona pic-nic con chioschetti e servizi igienici amovibili va nel senso, sempre secondo l’autorità ministeriale, “della salute e del decoro pubblico”.
Interventi in linea con quanto la soprintendenza intende realizzare nelle più importanti aree archeologiche della Calabria, sottolinea infine l’autorità archeologica, e che proprio per questo – unico appunto dell’ente al Comune – “andavano trasmessi prima alle soprintendenze competenti, presentando il progetto o almeno una descrizione tecnica, che l’amministrazione comunale è dunque invitata a trasmettere al più presto”.
Teresa Pittelli
Salve. Non so se lei è stata questi giorni di agosto a Caminia. Se fossi un giornalista prima di scrivere un pezzo andrei a sincerarmi e verificare la realtà dei fatti oltre che a limitarmi a modificare e arricchire una nota di agenzia, perché questo sembra il suo articolo.
Il casino e il traffico in quella zona è sempre lo stesso e la soluzione del trenino e della parte della vecchia ss 106 usata come parcheggio poteva essere buona ma, come spesso succede dalle nostre parti, il tutto è stato fatto un po alla carlona e con molta approssimazione. Il suddetto trenino altro non è che un catorcio dell’anteguerra che spesso e volentieri si ferma per guasti vari, ho assistito di persona a scene molto comiche questi giorni. Secondo problema:vista l’affluenza di questo periodo il suddetto trenino che è minuscolo, non riesce a trasportare tutti costringendo, me compreso con tutta la famiglia, a farsi a piedi la vecchia ss 106 fino in spiaggia sia all’andata che al ritorno. Si capisce quindi che l’intento del comune e di chi gestisce il servizio è solo quello di intascare i 5 euro del parcheggio con il minimo sforzo. Nel suo articolo non si dice che il parcheggio, e che parcheggio, è a pagamento. Parliamo di quest’ultimo. Per quanto mi riguarda chi ha concepito e autorizzato ad usare quel posto come parcheggio è un criminale. Il suddetto tratto di ss106 è chiuso da anni perché pericolante e pericoloso. La parte finale è chiusa da un guardrail. Se dovesse scoppiare un incendio? Se dovesse franare qualche masso, visto che gran parte di quel tratto non ha rete di protezione per frane? Se il famoso trenino si dovesse piantare nel bel mezzo della strada? Poi cosa scriveremmo? Allora, cara signora giornalista, oltre a leccare il sedere agli amministratori locali cerchiamo anche di fargli le pulci, magari qualcosa migliora davvero.
La realtà dei fatti che il sagace lettore Teodoro sembra ignorare è che questo articolo è di oltre un anno fa, e si riferisce al varo di questa iniziativa, senza ovviamente poter scrivere di futuri disservizi non ancora avvenuti. Mai esistita inoltre alcuna nota di agenzia, era un nostro articolo sull’avvio di questa iniziativa. Non si capisce inoltre perché il lettore Chiaravalloti, invece di segnalare civilmente e garbatamente (come molti altri fanno) gli attuali disservizi, vada a tirar fuori questo articolo appunto di tredici mesi fa, producendosi in una specie di invettiva nei confronti miei e dell’articolo, salendo in cattedra su come si fa giornalismo. Incomprensibili anche le paroline magiche “leccare il sedere agli amministratori”. Paroline che mi riservo di deferire alle autorità competenti per vagliarne i contenuti fortemente diffamatori, rispedendole al mittente, perché pensarla in questi termini (e può essere utile ribadire che non ho bisogno né tempra di leccare gli amministratori di Stalettì o di qualsiasi altro Comune o ente pubblico, di cui poco mi importa e a cui nulla mai ho dovuto né dovrò – potrebbe corrispondere a una forma mentis che associa tristemente il riportare fatti, in positivo o negativo, giusto o criticabile che sia, a un “favor” o “meno” per chi amministra. Davvero avvilente e sconcertante.
La realtà è che il parcheggio è du una strada pericolosa e pericolante ed il famoso trenino non adatto al servizio. L’articolo è di un anno fa? Ancora peggio, vuol dire che è già un anno che questo sistema è in piedi senza controlli. Mi scusi ma quando lo ha scritto era sul posto? Anche un cieco si sarebbe reso conto che qualcosa non era proprio a norma. Le autorità dovrebbero interessarsi a quello che scrive un utente che si lamenta? Le autorità “devono” verificare come viene svolto un servizio. Mi faccia chiamare e mi denunci pure, non mi nascondo certo dietro a un dito.
P. S. Il suo articolo è l’unica cosa che esce su google sull ‘argomento, e vista la leziosità e la positività con cui si parla del servizio, il mio è stato un modo per lasciare una testimonianza reale di ciò che succede veramente in modo che tutti possano sapere la realtà, e mi sa che ci sono riuscito. Che dovevo fare? Scrivere al sindaco? Ma mi faccia il piacere.
La realtà è che il parcheggio è su una strada pericolosa e pericolante ed il famoso trenino non adatto al servizio. L’articolo è di un anno fa? Ancora peggio, vuol dire che è già un anno che questo sistema è in piedi senza controlli. Mi scusi ma quando lo ha scritto era sul posto? Anche un cieco si sarebbe reso conto che qualcosa non era proprio a norma. Le autorità dovrebbero interessarsi a quello che scrive un utente che si lamenta? Le autorità “devono” verificare come viene svolto un servizio. Mi faccia chiamare e mi denunci pure, non mi nascondo certo dietro a un dito.
P. S. Il suo articolo è l’unica cosa che esce su google sull ‘argomento, e vista la leziosità e la positività con cui si parla del servizio, il mio è stato un modo per lasciare una testimonianza reale di ciò che succede veramente e a quanto pare ci sono riuscito. Che dovevo fare? Scrivere al sindaco? Ma mi faccia il piacere”.
Siamo alla farneticazione. Si pesca un articolo da google che annuncia un’iniziativa e si parte per la tangente per denunciarne i presunti e vari vizi oltre un anno dopo, ma non per sollecitare un nuovo articolo sulla base della propria testimonianza, cosa che sarebbe giustissima e legittima, ma insultando e diffamando attraverso un processo alle intenzioni il lavoro altrui. Secondo il sagace lettore io avrei dunque dovuto scrivere a luglio scorso: sia falsità (il presunto non essere a norma del progetto che è stato ovviamente validato al tempo da tutte le autorità preposte e la cui affermazione non veritiera sarebbe costata ovvie denunce penali da parte degli enti), sia disservizi futuri ancora non avvenuti essendo il giorno dell’avvio (sfera di cristallo). Mi rendo conto che in questo caso non c’è dibattito o divergenza d’opinione, ma un livello di aggressione gratuita e logica irreperibile che non consentono di continuare la conversazione su livelli di civiltà e critica costruttiva.
Gent.ma dott.ssa Pittelli, la ringrazio innanzitutto per la franchezza e l’onestà della risposta. Voglio inoltre precisare che con la mia allusione a una pubblicazione “forse solo parziale” della nota della Soprintendenza non intendevo assolutamente mettere in discussione la vostra professionalità. Se, mio malgrado, ho dato questa impressione me ne scuso ampiamente. Detto ciò, prendo atto che la Soprintendenza non ha ancora autorizzato il proseguimento dei lavori nell’area archeologica di Panaia, ma che si riserva, come lei scrive, “di esprimere comunque un parere di competenza”. Quest’ultimo punto adesso è più chiaro. Comunque sia, ieri, dopo aver letto il suo articolo, ho telefonato immediatamente al Soprintendente Archeologico della Calabria che mi ha riferito quanto segue:
1) di non essere assolutamente a conoscenza dei lavori avviati dal Comune di Stalettì nell’area archeologica di Panaia;
2) di non sapere nulla della nota inviata dalla Soprintendenza al Comune di Stalettì;
3) che normalmente nelle aree di questo tipo (senza naturalmente entrare, per ovvi motivi, nel caso specifico) prima s’indaga l’area, poi si effettuano dei saggi preliminari mirati, e solo successivamente si presentano i progetti per la richiesta del parere di competenza.
Ho “ricordato” quindi al Soprintendente l’importanza archeologica dell’area di Panaia, che si colloca nel più vasto comprensorio in cui ricadono i “luoghi cassiodorei”, ai quali è direttamente riferibile. La chiesa bizantina affiorante a Panaia sorge infatti nel luogo in cui si trovava l’approdo marittimo al Castrum di S. Maria del Mare e, secondo la prof.ssa Ghislaine Noyé, “il sito doveva appartenere ai possedimenti della chiesa o monasterio di San Martino, i cui vestigi sono stati individuati e scavati sul promontorio di Copanello, a nord di Santa Maria del Mare”.
Ho riferito, inoltre, al Soprintendente quanto segue:
1) l’area archeologica di Panaia è stata segnalata alla Soprintendenza Archeologica della Calabria il 06.07.1991 con una relazione tecnico-scientifica della prof.ssa Ghislaine Noyé, archeologa dell’École Française de Rome, subito dopo lo scavo d’emergenza realizzato sul punto in cui affiora l’abside della chiesa;
2) alla relazione tecnico-scientifica dell’archeologa francese ha fatto seguito la pubblicazione dei risultati dello scavo: Ghislaine Noyé, Scavi medievali in Calabria, A: Staletti, scavo di emergenza in località Panaja, Archeologia Medievale, 20, 1993, 499-501;
3) l’area archeologica è stata censita dalla prof.ssa Emilia Zinzi nell’ambito della sua analisi storica e archeologica del territorio finalizzata alla redazione del Piano Regolatore Generale di Stalettì, e il lavoro della studiosa calabrese, recepito ed approvato dal Consiglio Comunale di Stalettì nei termini fissati, è confluito nella redazione dello stesso Piano. La stessa prof.ssa Zinzi chiese per Panaia un provvedimento di vincolo del sito, con definizione della fascia di rispetto, e “l’esplorazione estesa” della zona a rischio circostante.
Il Soprintendente si è assunto l’impegno di occuparsi della questione. Ma in questo momento non è il solo. Avremo modo di tornare sull’argomento.
Intanto, la ringrazio per l’ospitalità e le auguro buon lavoro!
Al di là dell’encomio, non si capisce se la “nota” della Soprintendenza Archeologica della Calabria, pubblicata forse solo parzialmente, “autorizzi” effettivamente il proseguimento dei lavori già avviati a Panaia senza il nulla osta preventivo delle autorità competenti. Normalmente su un sito archeologico prima si indaga l’area, poi si effettuano dei saggi mirati, quindi si presentano i progetti per la richiesta delle autorizzazioni. A Panaia si sta precorrendo un iter a ritroso, e solo perchè ci sono stati gli esposti dei consiglieri di minoranza e la campagna lanciata dalla stampa regionale e da “Utopie Calabresi” per la salvaguardia dell’area archeologica. Si tratta di una procedura senz’altro “irrituale”… La Soprintendenza “reggina” afferma che va tutto bene? Vedremo se è proprio così… Fortunatamente, in Italia, e proprio in queste ore, c’è qualcuno che la pensa diversamente… D’altronde la storia della Calabria, e in particolare del territorio di Stalettì, è quella di una sistematica devastazione di aree archeologiche avvenuta grazie al cattivo funzionamento (ed è solo un eufemismo) della Soprintendenza Archeologica. Se volete conoscere la storia dei “misfatti” storici della stessa soprintendenza a Stalettì, leggete la mia “Lettera aperta al Sindaco di Stalettì sui lavori a Panaia”: http://utopiecalabresi.blogspot.it/2015/06/lettera-aperta-al-sindaco-di-staletti.html
Noi continueremo a lavorare perchè la storia non si ripeta, e ognuno si assumerà le proprie responsabilità!
Gentile Condito, la ringraziamo per l’assiduità di lettore e commentatore, che non può che farci piacere. Un po’ meno piacere ci suscita invece la sua allusione a una pubblicazione “forse solo parziale” della nota della soprintendenza, il che sembra un insulto o comunque una deminutio della nostra professionalità che non le consentiamo e che non capiamo come si permette di fare. In effetti comunque Lei ha ragione: per ragioni di sintesi e perché non ci piacciono molto gli encomi, abbiamo sorvolato sul fatto che la soprintendenza non solo “apprezza” ma anche “ringrazia” l’amministrazione comunale in questione, riservandosi, come abbiamo riferito, di esprimere comunque un parere di competenza e fermo restando che il Comune avrebbe dovuto presentare prima il progetto o comunque una descrizione tecnica. Tanto premesso, siamo sempre pronti ad accogliere il resto delle sue opinioni e dichiarazioni, anche in forma di comunicato e non solo di commento, sempre nell’ambito di una civile, democratica, rispettosa e seria collaborazione tra amministratori e stampa indipendente.