Il randagismo nel soveratese è un fenomeno in crescita nonostante ci siano leggi come la 281/91 secondo le quali l’abbandono di un animale è un reato punibile con sanzioni penali. Di solito, un cane trovato a girovagare senza medaglietta e senza tatuaggio viene considerato randagio e, in genere, catturato e portato al canile municipale. Ma quando la procedura di recupero dell’animale non viene rispettata, cosa succede? Di questo ci parla Serena Voci, presidente della Lega del Cane Soverato, che gestisce il canile-rifugio municipale e ogni giorno ingaggia una lotta contro tutto e tutti per il bene dei piccoli bisognosi.
Ieri ha soccorso una randagia (ribattezzata Clarissa) che rischiava un colpo di calore sulla spiaggia di un paese vicino a Soverato e, come da procedura di chi avvista o trova un animale abbandonato, ha telefonato ai vigili per chiedere soccorsi. L’assistenza da parte dell’agente dall’altro lato della linea non sarebbe stata secondo Serena delle più soddisfacenti, e così l’attivista non ci ha pensato due volte a soccorrere la povera cagnetta che stava per “schiattare”, queste le sue parole, davanti ai suoi occhi. Nel frattempo il Comune in questione ha ricevuto la meritata denuncia sebbene il sindaco si fosse offerto di pagare le cure del cane. Tuttavia bisogna “rinfrescare la memoria ai nostri ari Comuni in merito alle procedure di pronto intervento randagi – continua Voci – perché ogni comune ne è responsabile”.
Ogni anno in tutta Italia vengono abbandonati migliaia di animali domestici ma le leggi sono chiare e vanno rispettate. Ad esempio, la legge regionale 41/90 sulla prevenzione del randagismo e la protezione degli animali, nell’articolo 2 dispone che ogni comune ha l’obbligo di “organizzare programmi di informazione ed educazione al rispetto degli animali e alla tutela della loro salute al fine di realizzare sul territorio un corretto rapporto uomo-ambiente-animale, e di esercitare le funzioni di vigilanza sull’osservanza delle leggi relative alla protezione animale”. Inoltre, l’articolo 8 enuncia che “il proprietario o detentore deve iscrivere l’animale entro il termine di tre mesi dalla nascita o, comunque, dall’acquisizione del possesso; allo stesso ufficio, dovrà essere denunciato lo smarrimento o la morte dell’animale entro quindici giorni dall’evento”.
La legge non viene rispettata dalle nostre parti e con l’arrivo del caldo la situazione peggiora, non solo per la salute di queste povere anime, ma perché l’abbandono è fonte di numerosi problemi, ad esempio, l’animale lasciato solo non è abituato a procacciarsi il cibo e spesso muore di fame e di sete, inoltre è soggetto al contagio di malattie infettive col rischio di epidemie per l’uomo e la fauna selvatica (per nominare alcune). “La lotta di pochi può essere ascoltata e condivisa con i social network, forse la svolta decisiva arriverà a breve. In tanto sulla bacheca della Lega del Cane si legge meno male che ci sono persone come te Serena, ma non basta, qua ci vuole educazione e rispetto per gli esseri viventi e soprattutto – conclude Voci- osservanza da parte dei Comuni delle norme di settore”.
Isabelle Nieto
Questa è una delle tante dimostrazioni che l’uomo è la belva più feroce e non ci sarà soluzione fino a che l”uomo non verrà colpito con la sua stessferocoaia